Percorso naturalistico in un ambiente incontaminato, che lascia spazio a un’esperienza della tradizione culinaria di Seulo
Seulo, capoluogo della Barbagia, con le risorse esclusive di volontari paganti, da alcuni anni, riesce a mettere in mostra le sue bellezze, in una straordinaria manifestazione culturale chiamata Andalas (Tratturi).
Andalas è un percorso naturalistico, in mezzo ai boschi e lungo le rive del Flumendosa, in un ambiente incontaminato, che lascia spazio a un’esperienza della tradizione culinaria di Seulo: paese situato nelle pendici del massiccio del Gennargentu, ricco di risorse ambientali, tradizioni e storia.
Questo tranquillo paesetto di montagna, di novecento abitanti, nella giornata del 13 agosto si mobilita per ricevere oltre mille escursionisti desiderosi di conoscere un territorio intatto.
All’appuntamento, previsto per le sette del mattino, non tutti sono puntuali ma il gruppo è così numeroso che prima della partenza passa più di un’ora dando il tempo d’arrivare ai più dormiglioni.
Si parte dalla casermetta dell’Ente Foreste in località Su Taccu e Is Tragusus passando poi per Arcu e Museddu, Coa e Su Fenu, Su Cannu. Nella sosta alle limpide piscine del Flumendosa molti non resistono a un bagno ristoratore e ai tuffi dalle alte rocce levigate dalle impetuose acque invernali.
La marcia riprende per Sa Perda e Su Stori, per ritornare a Taccu Picinnu per arrivare, in tempo per il pranzo, a Sa Funtana e su Predi .
I partecipanti appaiono meravigliati del generoso paesaggio del bosco che si perde di monte in monte sino all’orizzonte: uno spettacolo mozzafiato di rara bellezza.
I pendii delle montagne discendono verso il fiume intervallati da rocce che cadono a picco: sentinelle antiche della vita dei luoghi.
I chiacchiericci delle persone si mischiano alle armonie dei versi degli animali accordati a un continuo scampanellio dei campanacci… ma sono i silenzi che lasciano senza fiato.
Qualcuno si lascia troppo prendere dal paesaggio e gli basta un attimo per perdere l’orientamento e ritrovarsi fuori percorso, ma, un attento servizio, di Protezione Civile, Forestali, Soccorso Alpino e Unità Cinofile, riesce a ricondurli lungo le linee previste.
Gli addetti dello staff, tutti volontari paganti, si riconoscono da una polo rossa con su la scritta “Ahiò a treballai… ca in perda o in linna giai nos’ anta’ a pagai” cioè “su a lavorare che con pietre o con legna sicuramente ci pagheranno”.
A Sa Funtana e su Predi in un’area recintata da rete e muretti, i cuochi sono affaccendati, intorno ad enormi pentole, nella preparazione della “pecora in cappotto” e dei malloreddus.
Gli esperti arrostitori hanno predisposto da ore i fuochi con gli spiedi, messi in circolo, di carne di capra: i profumi di queste pietanze stuzzicano l’appetito mischiandosi con gli aromi della vegetazione, in un connubio che sa di naturale e d’antico, nel cuore di un castagneto secolare e di un lecceto.
L’arrivo degli escursionisti, che appaiono stanchi e appagati, dopo un così inconsueto bagno di natura, anima la zona e dai loro visi si legge come non sia necessario allontanarsi dalla Sardegna per trovare paesaggi di montagna e percorsi che mostrino un armistizio fra uomo e ambiente.
I tavoli, apparecchiati sotto gli alberi del bosco, vengono occupati dai commensali, che hanno proprio molto appetito!
Il servizio, dei gentili volontari del paese, è preciso. L’acquolina ben presto viene abbondantemente appagata.
Da golosa quale sono, trovo i pistoccus de nusci (dolci fatti con le noci) di una bontà indescrivibile.
Il vino, senza additivi, prodotto nel paese, è squisito e ben volentieri viene bevuto da chi pensa che gli astemi si stiano perdendo l’eccellenza del gusto.
Improvvisamente si presenta una situazione “rovesciata”, le mucche di passaggio guardano incuriosite la marea di persone che si sono volontariamente chiuse per la consumazione dell’abbondante pranzo, vanno oltre libere, scampanellando i campanacci in un ritmo di gioia.
Sono presa dalla memoria di questi luoghi, da me conosciuti da sempre e vissuti come propri. Qui feci tanti giochi raccolsi ciliegie, pere, castagne e noci: qui vi erano l’orto e gli alberi dei miei antenati paterni. Le altissime felci di allora, che servivano a fare morbidi giacigli per il riposo dai giochi, non ci sono più, al loro posto uno spazio armonico con la natura e attrezzato per scampagnate o eventi di questo tipo.
Il pranzo volge al termine, tutti appaiono rilassati e sereni.
La musica, del polistrumentista Vito Marci, erede di una famiglia di musicisti, guida le danze nella rotonda, a circa 1.000 metri di altitudine, predisposta in un breve spiazzo rubato al declivio della montagna in un panorama senza uguali.
I giovani, vestiti dai colori rossi della maglia di Andalas, si mischiano a chi ha ancora energia per la danza, muovendosi armoniosamente, soprattutto, nei balli della tradizione.
I primi segnali del tramonto incalzano e gli ospiti lasciano, soddisfatti e desiderosi di ritornare, questo posto meraviglioso.
Le danze proseguono con i seulesi felici d’essere riusciti a organizzare una giornata speciale, non solo per quanto fatto ma anche per la destinazione di buona parte dei proventi, di questa manifestazione, a delle organizzazioni umanitarie.
Seulo 13 agosto 2010